martedì 27 ottobre 2009

Un bene confiscato alla camorra diventa una cantina

Questa mattina alle ore 11:00 il Consorzio Sviluppo e Legalità e l'Associazione Libera inaugurano a S.Cipirello in C.da Don Tomaso la Cantina Centopassi.
Lo stabilimento enologico realizzato dal Consorzio Sviluppo e Legalità in un bene confiscato, ai sensi della legge antimafia, a Giovanni Genovese, è stato finanziato dal Ministero dell'Interno DPS grazie ai fondi del PON Sicurezza 2000-2006.

La Cantina, ubicata in un'area estesa 17 mila metri quadri e circondata da altri 6 ettari di terreno anch'essi confiscati alla mafia, è destinata alla trasformazione di uve di alta qualità, bianche (Chardonnay, Catarratto, Grillo) e rosse (Nero d'Avola, Syrah, Merlot, Cabernet Sauvignon, Perricone) prodotte nei vigneti del Consorzio Sviluppo e Legalità. Ha una capacità di 2100 ettolitri per una produzione finale di circa 280.000 bottiglie l'anno.
La struttura nel suo complesso è composta da un padiglione che ospita il ciclo di produzione con le relative attrezzature e macchinari e, leggermente staccato ma collegato da un'unica copertura, un corpo annesso che comprende l'ingresso al pubblico, gli uffici per l'amministrazione, i locali per il personale, spogliatoi con servizi igienici e un laboratorio di analisi; il tutto composto da semplici forme rettangolari coperte da un soffitto "a botte".
La Cantina Centopassi sarà gestita dalla Cooperativa Placido Rizzotto Libera Terra, che grazie ad un cofinanziamento dell'Assessorato regionale dell'Agricoltura nell'ambito della misura 4.06 del P.O.R. Sicilia 2000- 2006 ne ha implementato gli impianti di produzione.

La prossima primavera vedrà qui imbottigliate le selezioni monovarietali Centopassi e i blend della linea Placido Rizzotto; qui si porta al pieno delle possibilità l'ambizione delle cooperative che animano Centopassi di produrre vini di alta qualità, che interpretino lo straordinario territorio del Corleonese.

sabato 24 ottobre 2009

Contromafie 2009, prima giornata

Bisogna battere la mafia. E lo Stato da solo non puo' farcela: serve "un'ampia partecipazione democratica", l'impegno di tutti. La seconda edizione di "Contromafie. Stati generali dell'Antimafia", promossa dall'associazione "Libera", si è aperta oggi a Roma con l'invito del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a fare squadra contro la criminalità organizzata. "In questi anni - ha detto Napolitano - e' vero che la mafia ha trovato il modo di crescere, ma e' anche cresciuto il movimento, la consapevolezza, l'azione dello Stato. Se terremo insieme la coscienza civile, la mobilitazione, soprattutto quella giovanile e l'azione delle forze dello Stato, questa battaglia la vinceremo".
A lungo applaudito dal pubblico dell' Auditorium della Conciliazione, Napolitano ha poi rivolto "un saluto affettuoso soprattutto ai familiari delle vittime" e ha ribadito che "ci dovrà essere sinergia tra la mobilitazione, la partecipazione, soprattutto dei giovani e l'azione dello Stato".
Parole particolarmente apprezzate dal "padrone di casa", il presidente di Libera, don Luigi Ciotti, che dal palco ha parlato della necessità di una "buona politica, che non lasci indietro nessuno, perchè solo includendo i più fragili si avrà un mondo più giusto". Don Ciotti ha quindi invitato a "vivere e a far vivere la Costituzione prima di cambiarla. Quei diritti e doveri non possono restare su carta, ma diventare carne e vita concreta".

Il presidente di Libera ha aggiunto che il contrasto alle mafie deve partire anche dalle chiese, oggi "troppo neutrali". Bisogna "ribadire - ha affermato - l'incompatibilità tra il Vangelo e la criminalità organizzata. Non ci puo' essere una mafia devota". Parlando dei nuovi sviluppi sulle stragi di mafia degli anni Novanta, il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, ha osservato che oggi "'il sipario si e' alzato e tanti ricordi sono affiorati'. Ma per ricostruire la verita' non bastano solo 'i ricordi di ex mafiosi o figli di mafiosi: se non ci fosse stato un mafioso pentito che si fosse accusato della strage di Borsellino e il figlio di un ex mafioso, tutto sarebbe rimasto sepolto nell'oblio per sempre". E in merito alla presunta trattativa tra Stato e Cosa nostra, Grasso ha insistito che questa non può essere giustificata, come non si possono "accusare uomini dello Stato di aver parlato troppo tardi su cose di cui tutti avrebbero dovuto essere a conoscenza se non avessero perduto la memoria".

Il presidente della commissione parlamentare Antimafia, Giuseppe Pisanu, ha detto che terrà una relazione sull' argomento, mentre il sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano, ha auspicato che venga accelerata 'la liberazione dei territori italiani da mafia, " 'ndrangheta e camorra". Quest'ultimo mentre parlava delle iniziative legislative messe in atto e per contrastare il fenomeno della criminalità organizzata, è stato contestato da una donna testimone di giustizia, seduta in platea. che l'ha invitato "a dire la verità" sulla situazione in cui si trovano i testimoni di giustizia. Secondo la donna, di origine calabrese, "non è vero che questi sono quadruplicati" e comunque "si trovano in circostanze economiche e sociali disagiate, privi di sostegno da parte dello Stato". "Non nego - ha replicato Mantovano - che ci siano problemi, però per risolverli possiamo parlare guardandoci negli occhi". (ANSA)