sabato 3 aprile 2010

Il Sud e la politica, assente. Campania elettorale

di EMILIANA PISTILLO

La breve pausa pasquale – dall’Erasmus e dalla vita universitaria in genere – quest’anno è più folkloristica. No, non ci sono particolari feste patronali nella mia ridente cittadina campana, quest’anno ci sono le elezioni a (ri)creare il prodottino tipico.


Political folk. Con un abile incastro di voli e treni riesco ad essere al mio seggio ben due ore prima della chiusura ufficiale, l’ultimo giorno utile per votare. Nei paesi come i miei non c’è cosa più divertente che andare a votare: professori che si mettono in stand by per prestarsi ai partiti, uomini d’affari e contadini che fanno i pr, candidati con annesso laccato seguito e grandi sorrisi. Tutti improvvisamente ti diventano amici di vecchia data. Sembra di essere in uno di quei film di “Don Camillo e Peppone”.

Anche questo è sud. In realtà non è altro che la vera stereotipicità del sud. Quella che non rispetta il silenzio elettorale del sabato, quella che candida indagati che posizionati in determinati partiti finiscono per essere i più votati, quella che si lavora i giovani elettori dai primi peli sulla faccia, quella che dagli asili gestiti dalle suore infila i suggerimenti di voto negli zainetti dei bambini. È così che vengono premiati quelli che negli anni precedenti mandavano sms di auguri a ogni festività, davano dritte sugli argomenti – anche sulle pagine di un libro – da studiare per qualche concorso indetto dal Comune, e chessò magari quelli di cui qualche strada in città è dedicata ai suoi avi fascisti.

In tempo reale. In questi paesoni nel mezzo dell’organismo "pulsante" di camorra, si assiste alla lenta evoluzione, graduale, sorprendente e a tratti sconcertante, della tecnologia che arriva in Comune. Niente di meno che, signori, quest’anno le elezioni erano in tempo reale sul sito “.net” del Comune. Inutile nascondere lo stupore: è semplicemente come veder spuntare per la prima volta un fiorellino su un indistinto essere vegetale, in un angolo anonimo del tuo giardino, che è lì da quando eri bambino. In tempo reale, in paesi come questi, vuol dire che i risultati non li verrai a sapere dal Corriere di Caserta del giorno dopo, e che non lo verrai a sapere nemmeno dall'anziano vicino di casa che – dopo una giornata al bar, davanti la scuola adibita a seggio, guarda le elezioni come si guardano i lavori in corso – passa davanti casa e ti urla per strada “si sapeva che vinceva tizio!!”.

Cam-unicazione. In paesi come questi, è durante le elezioni che ci si rende conto di quanto la criminalità organizzi bene la sua comunicazione. La comunicazione, quella dei voti, scorre sui cellulari di ultima generazione – un clic nella cabina elettorale ed è fatta –, scorre su internet – come gli incontri tra i boss di camorra organizzati addirittura via mail -, ma scorre anche con falsi richiami mediatici: simulare la “famosa” emergenza rifiuti proprio qualche settimana prima delle elezioni, per farla sparire il giorno prima della chiamata alle urne, cos’è se non una comunicazione non verbale, quasi tattile, spacciata per sciopero degli operatori ecologici?

Ritorno al futuro. E da qui, dalla plurisecolare Terra Laboris (ce l’hanno menata eh?!), il problema bavaglio, Santoro, Berlusconi, sembra una nullità. Accendere la tv dopo le elezioni e trovare a Porta a Porta di nuovo Pippo Baudo, Nancy Brilli, Ezio Greggio che tornano a palare dei 50 anni della televisione sembra rincuorante. Vedere Annozero e Ballarò che tornano in pompa magna fa piacere sì. Ma dopo le elezioni, qui, sulle prime pagine dei giornali locali la sfilza di facce dei politici eletti o trombati torna ad essere sostituita da quella dei latitanti, degli arrestati, degli ammazzati. Ieri sera nella piazza principale hanno sparato e ferito gravemente un uomo di colore. Va bene Internet, ma per capire qualcosa, qui, bisogna ancora aspettare il giornale del giorno dopo: il silenzio elettorale vale per tutti.

Fonte: http://www.comuniclab.it/