Lunedì 27 dicembre alle ore 18 nella chiesa di San Nicola in Mondragone ritorna il Magistrato Dott. Raffaele Cantone su invito del presidio di Libera "Federico Del Prete". L'occasione è la presentazione del nuovo libro del giudice Cantone intitolato "I Gattopardi - uomini d'onore e colletti bianchi: la metamorfosi delle mafie nell'Italia di oggi". Il tema della serata è «I Gattopardi ... e la questione "munnezza"». L'occasione è propizia per riflettere su un aspetto trascurato dell'infiltrazione camorristica nella vita pubblica e per fare un punto della situazione della perenne questione rifiuti sul nostro territorio, confrontandoci con un amministratore che si è distinto per efficacia delle scelte: il Sindaco di Salerno Vincenzo De Luca. Dopo il saluto del Sindaco di Mondragone Dott. Achille Cennami modererà don Lorenzo Langella. Con questa iniziativa il presidio locale di Libera riafferma la necessità di affrontare questi temi per troppo tempo elusi nel dibattito cittadino e pone la necessità per ognuno di noi di scegliere da che parte stare.
martedì 21 dicembre 2010
I Gattopardi... e la questione "Munnezza" per guardare l'oltre l'emergenza
Lunedì 27 dicembre alle ore 18 nella chiesa di San Nicola in Mondragone ritorna il Magistrato Dott. Raffaele Cantone su invito del presidio di Libera "Federico Del Prete". L'occasione è la presentazione del nuovo libro del giudice Cantone intitolato "I Gattopardi - uomini d'onore e colletti bianchi: la metamorfosi delle mafie nell'Italia di oggi". Il tema della serata è «I Gattopardi ... e la questione "munnezza"». L'occasione è propizia per riflettere su un aspetto trascurato dell'infiltrazione camorristica nella vita pubblica e per fare un punto della situazione della perenne questione rifiuti sul nostro territorio, confrontandoci con un amministratore che si è distinto per efficacia delle scelte: il Sindaco di Salerno Vincenzo De Luca. Dopo il saluto del Sindaco di Mondragone Dott. Achille Cennami modererà don Lorenzo Langella. Con questa iniziativa il presidio locale di Libera riafferma la necessità di affrontare questi temi per troppo tempo elusi nel dibattito cittadino e pone la necessità per ognuno di noi di scegliere da che parte stare.
giovedì 14 ottobre 2010
I campani
Che cosa è quindi la camorra oggi? Riprendo le parole di Giovanni Falcone: “la camorra napoletana e la ‘ndrangheta calabrese, spesso anch’esse definite mafia, non hanno la struttura unitaria gerarchizzata e a compartimenti stagni di Cosa Nostra. Entrambe hanno un’organizzazione per così dire orizzontale. Fino a quando manterranno una struttura orizzontale, sarà un poco meno difficile combatterle”.
E i Campani? Una piccola parte onesta combatte, stringe i denti, circondati da una massa incolta e borghese. Una massa indifferente che non vede mai il cassonetto di monnezza lato strada o la carcassa di bufala sulla spiaggia e non riesce mai a chiamare un numero di carabinieri o polizia. Una massa spaventata, pigra, inerte piuttosto che inerme. Sempre nel grande calderone dell’unificazione informativa abbiamo la borghesia napoletana che discute del futuro (quale?) della città di Napoli (con barca ormeggiata direzione Capri o Positano le anomalie della Campania) e tanto i boiardi di provincia agro-cementizia. Notai, dottori commercialisti che oggi li trovi a fare i conti o a prescriverti una ricetta e domani fanno i sindaci, gli assessori. Cultura politica pari a zero. Dito puntato contro i fuoriusciti, gli emigranti. Parlano da lontano. Hanno ragione, rimangono solo i figli dei boiardi, dei negozianti, e qualche impiegato statale. Il lavoro nun ce stà. E quindi tocca emigrare. Nessuno è così folle da rimanere in un territorio che non da nessuna prospettiva economica e professionale (non la da l’Italia, immagino il resto) e di poi ti ritrovi ai posti di comando gli ignavi che in una paese decente probabilmente gli toglierebbero anche il diritto di voto.
I Campani, pronti ad agitarsi, ma dopo decenni tutto rimane immutato. E le coste di Caserta e Napoli sono lo specchio della sua società civile: disastro ambientale dopo disastro ambientale. Brutture che si mischiano a schifezze. L’orrido occupa la vista. Nel frattempo, però, ecco anche comparire sulla scena i politici, quelli che siedono a Roma. Complici e colpevoli di una gestione che produce degrado. I Campani li votano, li sostengono, perché non si sa mai che ci esca un lavoro da qualche parte. Questi politici così tronfi e mai nessuno a rinfacciargli la propria pochezza e collusione. Questi politici campani così sottotitolati nei telegiornali perché nun se capisce niente quando cercano di parlare italiano.
I Campani diventano lo specchio di ciò che si vede: tondini di ferro a perdita d’occhio, case scrostate, strade con buche, fogne mal funzionanti. Ma ci sta la camorra! Già quella che arruola anche le guardie municipali. Siamo brutti, sporchi e cattivi. Siamo Campani. Senza una dignità storica da difendere. Una dignità che elevi lo sguardo verso il domani. Giudizio severo? E in quale altra terra sotterrano interi camion piena di merda radioattiva?
I Campani colletti bianchi e politici, società civile e indifferenti felici al pari come un ecologista nel verde della Svezia. Il loro verde è una distesa di cemento, piani urbanistici disegnati da un cieco. Disordine e caos cittadino fatto di vicoli e strade malridotte. Rumore, grida e ostilità. Ogni mattina che si svegliano e vedono il panorama mutare al peggio si sentono sollevati. Sono a casa.
I Campani mortificano se stessi fin quando lasceranno che piccole menti vengano credute criminali, e fin quando lasceranno la gestione del bene pubblico in mano a personaggi che sanno a malapena infilare un congiuntivo dopo l’altro. Non è il caso di offendersi o indignarsi, non più di quando osservando il mare si sente il profumo di uova marcia tipico di una discarica abusiva. I Campani non sono capaci neanche di sistemare la loro spazzatura. Anche gli ominidi sapevano coprire la propria merda. Noi diventiamo scandalo internazionale e lo chiamano problema rifiuti. Qualcuno ha mai pagato? No, e non lo farà mai. Nessuna paga, tutto marcisce, però.
I Campani che non fanno una piega davanti alle classifiche della qualità della vita, ignorando il significato di qualità e di vita: Napoli 97esima su 100, Caserta 94esima su 100, 90esima su 100, Avellino 83esima su 100, Benevento, 81esima su cento.
I Campani che rendono fede a ciò che scrisse Piovene: “In nessun altro paese sarebbe permesso assalire come da noi, deturpare città e campagne, secondo gli interessi e i capricci di un giorno. Gli italiani non temano di essere poco futuristi. Lo sono più degli altri, senza avvedersene, sebbene questo non significhi sempre essere più avanzati. In nessun altro paese come da noi tutto il campo sembra occupato dagli attivisti di ogni specie; in nessun altro, quasi per tacito accordo di affaristi e sociologi, è così radicata la convinzione che contino solo i problemi di denaro e di cibo. Il rischio dell’Italia è di entrare nel numero dei paesi di cultura bassa, giacché è possibile essere intelligenti e di cultura bassa”.
Depotenziamo la camorra. E la sua scrittura. La Camorra non è la mafia. La camorra è banditismo moderno. Ovvio, ma in questi tempi in qui la comunicazione dell’antimafia assomiglia troppo ad uno show di veline, è meglio ribadire. Le invocate soluzioni posso essere solo tali quando politici e mestieranti della pubblica amministrazione che depredano il futuro vengono assicurati alla giustizia. Quando la società civile si guarderà allo specchio e ammetterà la sua incapacità. Il Sud lo stanno scollegando sempre di più dal continente europeo. Ci stanno chiudendo in un ghetto. E non ci saranno santi, calciatori o opinionisti a salvarci. Proprio no. Soluzioni? Prendiamo atto della realtà insieme e riflettiamo su un da farsi che sia scevro da sentenze buone per lanci giornalistici o strilli da prima pagina.
Fonte www.sergionazzaro.com
venerdì 1 ottobre 2010
La pedofilia che non c'è
...NON E' VERA...
sabato 3 aprile 2010
Il Sud e la politica, assente. Campania elettorale
La breve pausa pasquale – dall’Erasmus e dalla vita universitaria in genere – quest’anno è più folkloristica. No, non ci sono particolari feste patronali nella mia ridente cittadina campana, quest’anno ci sono le elezioni a (ri)creare il prodottino tipico.
Political folk. Con un abile incastro di voli e treni riesco ad essere al mio seggio ben due ore prima della chiusura ufficiale, l’ultimo giorno utile per votare. Nei paesi come i miei non c’è cosa più divertente che andare a votare: professori che si mettono in stand by per prestarsi ai partiti, uomini d’affari e contadini che fanno i pr, candidati con annesso laccato seguito e grandi sorrisi. Tutti improvvisamente ti diventano amici di vecchia data. Sembra di essere in uno di quei film di “Don Camillo e Peppone”.
Anche questo è sud. In realtà non è altro che la vera stereotipicità del sud. Quella che non rispetta il silenzio elettorale del sabato, quella che candida indagati che posizionati in determinati partiti finiscono per essere i più votati, quella che si lavora i giovani elettori dai primi peli sulla faccia, quella che dagli asili gestiti dalle suore infila i suggerimenti di voto negli zainetti dei bambini. È così che vengono premiati quelli che negli anni precedenti mandavano sms di auguri a ogni festività, davano dritte sugli argomenti – anche sulle pagine di un libro – da studiare per qualche concorso indetto dal Comune, e chessò magari quelli di cui qualche strada in città è dedicata ai suoi avi fascisti.
Fonte: http://www.comuniclab.it/
sabato 16 gennaio 2010
Spartacus giunge alla conclusione
Tra gli imputati più noti ci sono: Francesco Schiavone (Sandokan), Francesco Bidognetti, Michele Zagaria e Antonio Iovine. Gli ultimi due sono latitanti. Confermata in toto la sentenza della Corte d'appello di Napoli.
Le condanne. Oltre ai sedici ergastoli, la suprema corte, in particolare, ha rigettato e dichiarato inammissibili anche i ricorsi di altri otto imputati per i quali sono state confermate le condanne dai 3 ai 20 anni. In particolare, diventano definitive le condanne per Antonio Basco (21 anni), Luigi Diana (16 anni, oggi pentito); Nicola Pezzella (15 anni). Dieci anni e mezzo vanno al collaboratore di giustizia Carmine Schiavone. Guido Mercurio è stato condannato a 9 anni, Corrado De Luca - attualmente latitante - a 8 anni. Quattro anni per Alberto Di Tella, 3 anni e tre mesi per Vincenzo Della Corte.
Il processo. E' dal 1986, anno della sentenza Bardellino, che mancava una condanna così complessiva e definitiva alla criminalità organizzata più potente del casertano. Il processo 'Spartacus' è il risultato di una inchiesta condotta per cinque anni, dal '93 al '98, dalla direzione distrettuale antimafia di Napoli. Le indagini furono alimentate dalle dichiarazioni di molti collaboratori di giustizia e hanno messo in luce, anche attraverso la ricostruzione di 18 omicidi, l'affermazione del clan dei Casalesi e la crescita del suo potere economico. L'indagine diede origine a più tronconi processuali. Il primo grado del processo 'Spartacus' iniziò nell'estate del '98, snodandosi poi per sette anni con 630 udienze e l'ascolto di oltre 600 testimoni. La sentenza fu emessa dal collegio, presieduto dal giudice Raffaele Magi, il 15 settembre 2005. Pochi meso dopo iniziò il processo di secondo grado, conclusosi nel 2008 con la sentenza che oggi la Cassazione ha confermato in toto.
I condannati. La sentenza "azzera" i vertici dei casalesi: Francesco Schiavone, detto Sandokan, il capo indiscusso, il suo (ormai ex) braccio destro Francesco Bidognetti, soprannominato Cicciotto è mezzanotte, e i due boss latitanti che avrebbero acquisito in questi anni il ruolo di reggenti dell'organizzazione, ovvero Antonio Iovine e quel Michele Zagaria che si fece costruire la villa sul modello di quella di Scarface interpretato da Al Pacino.
Il processo Spartacus, dal nome dello schiavo che capeggiò la rivolta contro l'Impero romano e che nelle intenzioni dagli inquirenti Antimafia doveva simboleggiare la ribellione allo strapotere della cosca, racconta soprattutto una lunga catena di omicidi avvenuti tra la fine degli anni Ottanta e l'inizio degli anni Novanta. Delitti, spesso portati a termine con la tecnica della lupara bianca, compiuti allo scopo di acquisire il potere all'interno del clan, rimarcare il predominio nella gestione degli affari illeciti e ridurre alla ragione quegli alleati che aspiravano ad accrescere il proprio ruolo entrando in conflitto con i capi storici. L'inchiesta dalla quale è scaturito il dibattimento, sulla scorta delle rivelazioni di diversi pentiti tra i quali Carmine Schiavone, ha consentito di svelare i segreti della potente cosca: si parte dal momento cruciale che è l'eliminazione del capo carismatico, Antonio Bardellino, ucciso in un agguato in Brasile (il cadavere non è stato mai ritrovato) e si prosegue con l'ascesa ai vertici dell'organizzazione del gruppo capeggiato da Francesco Schiavone, noto come Sandokan e con il successivo conflitto con le fazioni che tentavano di ostacolare il predominio dei camorristi di Casal di Principe, come i De Falco e i La Torre.
Scontri generati dall'obiettivo di esercitare il controllo degli affari illegali gestiti da quella che è stata definita "camorra imprenditrice", che converte cioè in attività apparentemente lecite (come l'edilizia e il commercio del calcestruzzo) i proventi delle estorsioni e altri reati.
I Casalesi incassano oggi una pesante sconfitta, ma la partita per l'affermazione della legalità nel Casertano non è affatto chiusa. Negli ultimi tempi infatti la cosca, decimata dagli arresti e dalla decisione di collaborare con la giustizia di altri boss e gregari, appare in cerca di nuovi equilibri ma non affatto rassegnata a deporre le armi.
Per decenni le attività di questo clan, dalla struttura e dalla mentalità più mafiosa che camorristica (che preferiva agire sotto traccia rinunciando per quanto possibile ad azioni eclatanti, tipiche invece della fazione stragista di Giuseppe Setola, anch'egli finito in manette), sono state gestite al riparo dai "riflettori". L'attenzione dei media e dell'opinione pubblica sui Casalesi si è accesa improvvisamente solo in seguito al successo planetario del libro "Gomorra" di Roberto Saviano, in cui le imprese criminali del clan costituiscono il fulcro della narrazione.
Fonte: La repubblica.it
venerdì 4 dicembre 2009
LA FOCE DELLE NOTIZIE IL NOTIZIARIO DI CASTEL VOLTURNO
Un progetto di video partecipato a cura di Angelo Loy ed Emanuele Vernillo
realizzato dai ragazzi e dalle ragazze della Scuola Media G. Garibaldi in collaborazione con il Centro di accoglienza per immigrati Fernandes di Castel Volturno.
Castel Volturno 5 dicembre 09
La Foce delle Notizie è l’esito di un laboratorio sulle tecniche di ripresa audiovisiva che un gruppo di ragazzi ha utilizzato per realizzare ‘notiziari di approfondimento’, con set televisivi, conduttori, ospiti e inviati per i servizi esterni. Un esperimento pratico di inchiesta su temi complessi quali immigrazione, legalità e ambiente, affrontati con uno sguardo diverso dalla cronaca che spesso caratterizza le terre del Casertano.
sabato 5 ore 18.00 - Fattoria didattica Ex-Zaza ‘Le Terre di Don Peppe Diana’
Castel Volturno, via del Cigno, traversa di via Pietro Pagliuca in collaborazione con LIBERA Caserta
incontro condotto da Raffaele Sardo
proiezione La Foce delle Notizie - versione integrale di 45’
sabato 14 novembre 2009
L'emendamento traditore
1995 - Raccolta di firme per una
legge popolare sulla confisca e il riutilizzo
dei beni alle mafie
Ma è un tragico errore vendere i beni correndo di fatto il rischio di restituirli alle organizzazioni criminali, capaci di mettere in campo ingegnosi sistemi di intermediari e prestanome e già pronte per riacquistarli, come ci risulta da molteplici segnali arrivati dai territori più esposti all'influenza dei clan. Facciamo un appello a tutte le forze politiche perchè questo emendamento, che rischia di tradursi in un ulteriore "regalo" alle mafie, venga abolito nel passaggio alla Camera».